Ruderi
Un mosaico rivela tutta una società, come unon scheletro di ittiosauro sottintende una creazione. Honorè De Balzac, La ricerca dell'assoluto ,1834
vista dal bivio
lo "spellamento" con l'emersione dei blocchi bianchi che costituiscono anche le sedute
una delle sculture da posizionare nella piazza
vista dal bivio
planimetria generale dell'intervento di inserimento del museo nel sito archeologico
il livello più basso, in cui si precisa l'ingombro del parcheggio e dei laboratori
sezioni sui muri principali
planimetria generale dell'intervento di inserimento del museo nel sito archeologico
una delle tavole della proposta progettuale
l'altra tavola che contiene le altre viste del modello tridimensionale
una delle tavole della proposta progettuale
la proposta progettuale
dettaglio dei setti
le parti funzionali
la proposta progettuale
vista delle costolature che costruiscono le postazioni
pianta e sezioni
vista delle costolature che costruiscono le postazioni
planimetria e viste prospettiche
planimetria e viste prospettiche
planimetria generale dell'intervento
vista generale del parco, si noti in basso a destra gli scavi archeologici a ridosso del centro urbano
tavola 5
planimetria generale dell'intervento
Inglobando un nuraghe
Immaginare un'architettura in Sardegna fa venire in mente le gesta di antiche e nobili civiltà, i cui resti emergono dal suolo a testimonianza della grandezza e fierezza di un popolo le cui tracce sono ancora oggi disseminate su tuttto il territorio dell'isola. La sensazione alla base di questa proposta progettuale inerente alla costruzione di piccoli bungalow destinati ad un turismo d'elite è stata quella di uno spazio ricavato "riconquistando" alla vita una sequenza esplosa di setti di pietra nei cui interstizi attraverso leggere operazioni di riempimento si ricrea una spazialità contemporanea mettendo in moto ed ammiccando possibilità di riuso e di rivalutazione dell'immenso patrimonio che la storia ha regalato al nostro territorio.
Il bivio della memoria
con: Massimo Lo Curzio, Ignazio Garau
Questa piccola piazzetta è posta al bivio di un'importante via di collegamento in Sardegna ed ha tra l'altro la prerogativa di avere i suoi tre vertici su quote altimetriche differenti con sostanziali salti di quota. Si è dunque optato per un escamotage, mantenedo costante uno dei lati e poi "spelllando" per così dire gli altri due attraverso la costruzione di una scalinata a superamento del dislivello e la mimesi mediante una differente pavimentazione di un diverso suolo da cui sorgono elementi tridimensioneli che ammiccano ad uno scavo archeologico.
Un'idea di museo archeologico
con: Raffaele Pugliano
Anche in questo caso l'idea di base nasce utilizzando uno degli elementi base del lessico Architettonico, il setto murario. Il luogo è il sito archeologico di Locri (Magna Grecia) Questi setti, leggermente sporgenti dal suolo (3 metri) vengono posti in sequenza l'uno accanto all'altro divenendo contenitori di reperti che vengono mostrati sia attraverso uno scavo che trasversalmente li attraversa, sia tramite delle rampe che salendo all'interno dei muri permettono al visitatore un contatto diretto e ravvicinato con il reperto. E' un'idea tipologica che si distacca dal classico museo ma che mira a divenire parte integrante del sito avendo come ulteriore obbiettivo quello del minore impatto possibile
Il teatro Romano di Marina di Gioiosa
con: Massimo Lo Curzio
La comunità montana della Limina, sulla costa Jonica della Calabria, su suggerimento del Professor Lo Curzio mise in atto le procedure per acquisire una porzione ormai non più in uso della stazione ferroviaria di Marina di Gioiosa Jonica. Questa striscia di terra stretta e lunga ha il privilegio di essere adiacente ad un antico teatro di epoca Romana, gioco forza è stato costruire un piccolo parco urbano capace di connettere la stazione ferroviaria con questo importante sito archeologico.
Riutilizzando le archeologie
con: Massimo Lo Curzio
Alle spalle del Duomo di Messina sono stati accidentalmente rinvenuti i resti dell'abside dell'antica basilica di S. Giacomo. Questi ruderi sono stati recintati ma lo scavo continua ad essere a cielo aperto, languendo per l'incuria e l'abbandono. Perchè allora non sfruttarlo, costruendogli amorevolmente attorno una struttura che come una rispettosa teca la ingloba, la protegge e la fa divenire un luogo di possibile utilizzo anche a fini turistici attraverso un pavimento in vetro appeso a delle strutture a ponte di diverso spessore che in taluni casi diventano contenitori funzionali, e che danno modo di ammirarne le antiche fattezze, anche, magari davanti ad una tazza di buon caffè.
Una volta era un forte
con: Giuseppe Paino
La Marina Militare aveva la necessità di sistemare uno dei locali di un vecchio forte scavato nella roccia nei pressi di Roma e di convertirlo in sala di manutenzione per apparecchiature elettroniche. La forma della "caverna" nonchè la necessità funzionale di suddividere il locale in postazioni suggerì la costruzione di una serie di costolature in legno che oltre a costituire l'ossatura portante degli arredi, fungeva anche da divisorio per gli stralli. Il "ventre della balena" costituisce quindi il riferimento spaziale, visivo, nonchè concettuale risultante.
Telai vuoti
con: Rubens Esposito
Poco fuori Lamezia Terme accanto ad una strada a scorrimento veloce, si può scorgere una vecchia struttura abbandonata. Un suggestivo susseguirsi di pilastri e travi IPE che danno forma a quattro telai, memoria di un'intenzione industrila mai portata a compimento. E' in questo suggestivo ambito che è stata richiesta la proposta di un'intervento di recupero atto a determinare l'assetto di un agriturismo. Anche quì come per il progetto della mediateca a Messina il tentativo è quello di considerare i telai degli involucri "trasparenti" con cui far interagire volumi e superfici la cui relazione potremmo definire come una "guizzante danza tra forme".
Frammenti di muro
con: Roberto Greco, Enzo Gioffrè
frutto di un concorso di progettazione bandito dal Comune di Crotone nel 2003 avente lo scopo di riqualificare un'area nei pressi del centro per farla divenire un parco intitolato a Pitagora, il grande filosofo dell'antichità. Anche quì il tentativo è quello di trovare la chiave degli elementi che meglio si potessero relazionare con il sito archeologico limitrofo ed anche quì il motivo dominante didiene il setto. In questo caso però questi diviene elemento rappresentativo, oltre che sistema portante delle eventuali eposizioni del parco, con un'occhio di rimando alle sculture infisse nella terra di Mauro Staccioli. Il progetto si classificò al secondo posto.